Dove si sviluppa:
La valle del Nisi e’ collocata nella provincia di Messina sul versante jonico ed e’ composta da piccoli paesini rivieraschi che risalgono ai primi anni del ‘900 e da incantevoli ed antichissimi borghi collinari. Le origini della vallata sono preistoriche e negli anni prende forma sviluppandosi intorno ad uno dei piu’ importanti monti della catena di Peloritani (Monte Scuderi). Oggi quei luoghi sono tutelati dalla “Riserva naturale di Monte Scuderi e di Fiumedinisi” . L’acqua e’ uno degli elementi fondamentali che ci accompagna con numerose fonti e sorgenti fino al mare. Una delle caratteristiche dei percorsi presenti nella provincia di Messina e’ questo contatto diretto tra mare e monte che rende questi luoghi di straordinaria bellezza. Nasce cosi' L'anello del Nisi, che coinvolge i borghi di Alì Terme, Alì, Fiumedinisi e Nizza di Sicilia, ed accompagnera' i camminatori in un viaggio nel tempo alla scoperta di luoghi che hanno fatto la storia della Nostra Terra.
Località di partenza: Istituto Maria Ausiliatrice (Alì Terme)
Località di arrivo: Castello D’Alcontres (Nizza di Sicilia)
Difficoltà: E
Lunghezza del percorso: 35 km (percorso impegnativo lungo)
Dislivello: 1/623 m
Lunghezza del percorso: 28,1 (percorso impegnativo meno lungo)
Dislivello: 1/623 m
Lunghezza del percorso: 28,8 km (percorso meno impegnativo)
Dislivello: 1/445 m
Tempo di percorrenza: 10-12 ore totali (suddivisibili in tre giorni)
Prima tappa:
Punto di partenza è il Santuario della Beata Maddalena Morano, presso l’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice di Alì Terme. L’Istituto offre anche la possibilità di vitto e alloggio ed è ben collegato con i mezzi pubblici di trasporto, distando poche centinaia di metri dalla locale stazione ferroviaria e vicino alla fermata bus. Si percorre il tratto di lungomare fino al termine dove è possibile scegliere di proseguire sulla SS 114, scelta consigliata per chi si muove con fatica su lunghi tratti sabbiosi, in quanto l’alternativa consiste nel percorre la linea di spiaggia c fino a raggiungere Capo Alì o Capo Grosso, che offre splendidi scorci naturalistici con vegetazione dunale e scogli affioranti su cui si frangono le onde del mare. Prima di raggiungere (via spiaggia litoranea) il Capo si dovrà attraversare lo sbocco a mare del Rio Schiavo che, in gran parte dell’anno ha una consistente portata d’acqua proveniente dalle eccedenze dell’acquedotto. Ciò comporta l’attraversamento saltellando sui massi posti a protezione del muro della ferrovia. In prossimità del Capo si intravede l’antica Torre, chiamata da alcuni Saracena. Situata quasi a picco, sul lato nord, la Torre, dalla struttura circolare, fu costruita intorno al 1600, per avvisare gli abitanti del vicino paese dell’arrivo dei pirati, che ancora in quei tempi infestavano i nostri mari. Una volta oltrepassato il Capo Grosso si prosegue fino foce del Vallone Calamaci, lasciando sulla sinistra Case Marchese e il primo Vallone che incontra dopo Capo Alì, in quanto questo, presenta delle briglie non facili da superare. Il Vallone Calamaci invece è percorribile attraverso un sentierino. Arrivati sulla SS 114 si torna indietro di qualche centinaio di metri fino a imboccare, sulla destra, andando in direzione sud, la strada ampia, asfaltata che passa sotto i viadotti autostradali. Per chi percorre tutta la SS 114 è questo il punto in cui si inizia a salire verso Alì. Il primo tratto è in salita ripida su asfalto. Superando ampi tornanti con vedute panoramiche sulla costa compresa tra Capo Alì e Capo Scaletta, lasciata sulla destra un’edicola dedicata alla Madonna del Carmelo, si prosegue su sterrata giungendo così su una panoramica zona pianeggiante. Si imbocca la deviazione a sinistra che scende leggermente di quota fino all’area interessata dagli impianti bellici della Batteria Margottini (note storiche nel capitolo precedente). La strada finisce in corrispondenza della prima postazione. Si prosegue verso il ciglio del promontorio ammirando le piazzole circolari che costituiscono la batteria e i meravigliosi panorami sul Vallone del Rio Schiavo dove si intravede una spumeggiante cascata, la costa ionica fino a Capo S. Alessio e Capo Taormina, il profilo dell’Etna e naturalmente gli scogli di Capo Alì con la Torre vista dall’alto. Si torna indietro fino al bivio e si prosegue a sinistra in salita. Si attraversano le località agricolo-rurali di Praci e Case Risciammo, ammirando uliveti, vigneti e frutteti, e la tipica macchia mediterranea con roverelle e gli arbusti rappresentativi quali ginestra, erica, corbezzolo, lentisco. Proseguendo si raggiunge la SP 28 Alì Terme-Alì. Si percorrono gli ultimi tornanti raggiungendo piazzole panoramiche con sedili. Lasciate le deviazioni che portano nelle contrade e quartieri del borgo di Alì, si prosegue verso il centro, attraverso Via Roma, per giungere davanti maestosa facciata del Duomo di Alì dedicato a S. Agata.
Scheda tecnica:
Località di partenza: Istituto Maria Ausiliatrice (Alì Terme)
Località di arrivo: Duomo di S. Agata (Alì)
Difficoltà: E
Lunghezza del percorso: 9,4 km
Quota più Bassa: 1 m
Quota più Alta: 446 m
Tempo di percorrenza: 3-4 ore
Seconda tappa (percorso meno impegnativo):
Partendo dalla Piazza Duomo di Alì si scende lungo la Via S. Zaccaria che costeggia la Chiesa, prima di svoltare sulla destra per dirigersi verso il torrente Alì, si incontra un punto d’acqua. Proseguendo verso destra, sempre in discesa, dopo aver lasciato sulla sinistra l’ex stabilimento Acqua Gerasia si incontrano, incastonate nel muso che costeggia la strada, delle pietre da macina e, proseguendo oltre, interessanti affioramenti rocciosi. Si continua a percorrere la strada agricola che attraversa il torrente e prosegue, come sterrata, nell’altro versante della vallata. Dopo circa 500 m si incontra un vallone con un affluente proveniente da Monte Graziano-Puntale Puzzu, altri affioramenti rocciosi e una piccola grotta sul lato monte della strada. Proseguendo per altri 500 m circa si incontra un affaccio panoramico sull’intera vallata di Alì e, man mano che si prosegue, avvicinandosi verso la linea costiera, la veduta del borgo collinare assume varie prospettive. Lungo i bordi della strada non mancano coltivazioni e vegetazione spontanea tipica della macchia mediterranea, con qualche ulivo secolare, roverelle e una quantità considerevole di alberi di gelso, tanto che potremmo definire questo tratto quasi un viale di gelsi. Si tralasciano le deviazioni a destra e a sinistra proseguendo sulla via principale che prosegue in lieve discesa verso il vallone, costeggiando anche un piccolo agglomerato abitativo. Arrivati nel vallone la strada si allarga e diventa asfaltata. Siamo nelle contrade Tripi e Grotte, dove fino all’inizio del secolo scorso venivano sfruttate le miniere metallifere da cui si estraevano Antimonio, Blenda e Galena. Proseguendo per circa 700 m sulla larga strada asfaltata, in corrispondenza di una curva a gomito si devia verso destra per immettersi nel paesaggio della Vallata di Fiumedinisi. Proseguendo su sterrata, lasciando la deviazioni secondarie, in un paesaggio prevalentemente caratterizzato da terreni coltivati a uliveto, godendo del panorama che va dalla costa ai monti di Fiumedinisi, tra cui spicca il costone roccioso su cui sorge il Castello Belvedere (740 m s.l.m.). In leggero saliscendi si prosegue verso monte mentre ci si avvicina sempre più al borgo di Fiumedinisi che man mano appare nella sua grandiosità. Spettacolari i panorami quando inizia l’ultima discesa, dopo aver superato il Vallone Barraviaggi, trovandosi il camminatore nel versante opposto al centro abitato. In un colpo d’occhio si possono ammirare le Chiese principali, quali la Matrice e S. Pietro, e tutto l’agglomerato di abitazioni addossate le une alle altre. Continuando a scendere si raggiunge il Vallone D’Armi e. dopo aver attraversato il ponte sul vallone e a seguire quello sul Torrente Fiumedinisi, si raggiunge, attraverso la Via Corso S. Bottari e alcune strette viuzze, la Chiesa Matrice dedicata alla Madonna Annunziata. Una monumentale fontana costeggia la Piazza Matrice e nelle vicinanze si trova la Sede Municipale.
Scheda tecnica:
Località di partenza: Duomo di S. Agata (Alì)
Località di arrivo: Chiesa Madre SS. Annunziata (Fiumedinisi)
Difficoltà: E
Lunghezza del percorso: 10,2 km
Quota più Bassa: 196 m
Quota più Alta: 445 m
Tempo di percorrenza: 3-4 ore
Seconda tappa (percorso impegnativo breve):
Il percorso descritto rappresenta un’alternativa della seconda tappa, più breve come lunghezza ma con maggior impegno per quanto riguarda il dislivello in salita e discesa. È un percorso che offre tuttavia maggiori scorci panoramici e punti di interesse naturalistico. Da Piazza Duomo del borgo di Alì si percorre la strada che costeggia il lato nord della navata della chiesa seguendo il cartello che indica la chiesetta Spirito Santo. Si prosegue tralasciando le varie viuzze laterali sulla Via Flomara. Prima di lasciare l’abitato è possibile effettuare una visita alla chiesa Spirito Santo prendendo la via laterale omonima sulla destra. Si prosegue sulla Via Flomara per 2 km circa fino a raggiungere il torrente dove una passerella consente di raggiungere l’altro versante. Inizia la salita tra giardini coltivati a uliveto, frutteto e ortaggi. Ricca la vegetazione spontanea dominata da roverelle isolate e in bosco rado. Dopo aver attraversato il Torrente Corvo, principale affluente del Torrente Alì si continua a salire e al tornante si prosegue verso destra. Dopo poco più di 200 m si consiglia di effettuare una deviazione dal percorso principale per raggiungere, attraverso una comoda sterrata in piano, dopo circa 400 m, la Contrada Gerasìa, caratterizzata da una fitta coltivazione di alberi di Noce e dalla presenza delle sorgenti omonime che, immesse in conduttura, fino a qualche anno fa venivano utilizzate dall’impianto di imbottigliamento e distribuzione della fonte Gerasià. Arrivati in prossimità del vallone è possibile abbeverarsi e fare rifornimento di acqua. Incantevole il paesaggio vallivo su cui incombono rocce strapiombanti, mentre si intravede, sulla cresta di Monte Graziano, l’area forestale interessata da rimboschimento. Tornati indietro fino al bivio si prosegue verso destra in salita. Dopo circa 250 m si incontra un altro bivio dove si continua sulla destra in salita, mentre i punti panoramici diventano sempre più numerosi e incantevoli. Si aggira un pianoro occupato da un ovile con recinto, varie costruzioni in muratura e tettoie. Tralasciata la sterrata che porta anche ad un altro ovile situato più in quota, si prosegue verso i ruderi delle Case Ranati. Il territorio attraversato è interessato dal pascolo di bovini e ovini, mentre si incontrano, oltre alle roverelle, anche castagni sparsi e, guardando verso mare, appare una bella visione dei fianchi ripidi del Vallone Rio Castello e Piano S. Nicola caratterizzati dalla presenza di un fitto bosco di roverella con altre specie arboree sparse, come castagno, sorbo, frassino e orniello. Suggestivo il complesso abitativo delle Case Ranati, a 590 m s.l.m., un tempo sito ben coltivato e ridente come si può constatare dalla presenza di una ricca rete di muri a secco che formano ampi terrazzamenti in prossimità delle case, più stretti man mano che si sale verso la cresta montuosa. Si vedono ancora tracce dell’uliveto e frutteto, certamente il sito si prestava anche per la coltivazione del grano e della vite. A 60 m dai ruderi, all’interno del piccolo vallone, è presente una preziosa fonte d’acqua, captata più a monte e trasportata sul sito attraverso una tubatura per provvedere all’abbeveraggio degli animali al pascolo. Da questo punto la strada prosegue quasi in piano ed è panoramica in ogni suo punto. Lungo il tratto si possono ammirare esemplari longevi di roverella e castagno. Si giunge così all’amena località S. Nicola, caratterizzata da verdi pascoli, ampi terrazzamenti e pianori con alberi sparsi. Giunti al bivio che indica la località di Naghi Baghi verso monte, si può decidere se iniziare a scendere verso Fiumedinisi attraverso la comoda strada, oppure effettuare una deviazione per godere degli splendidi scorci panoramici percorrendo la cresta o la mulattiera, verso mare, per giungere sino alle case S. Nicola, ove sono installati anche impianti con ripetitori. La vista spazia su entrambe le Vallate di Alì e Fiumedinisi, sulla sinistra una bella veduta del borgo di Alì dominato dall’imponente Duomo di S. Agata., sulla destra l’ampia e profonda Valle del Torrente Fiumedinisi con le vaste campagne terrazzate e coltivate, i boschi sparsi di roverella e castagno e le creste montuose tra le quali merita senza dubbio una menzione la cresta rocciosa calcarea del Monte Belvedere con il castello omonimo che prosegue, degradando verso mare, nell’area pianeggiante della Chiusa e la frastagliata balza rocciosa soprannominata Castellaccio. Bella anche la vista sul mare, e sulla costa ionica fino a Capo S. Alessio. Una volta ammirati i panorami si imbocca la strada che, tornando verso monte sotto costa, prosegue verso le campagne e l’abitato di Fiumedinisi, ricongiungendosi con la strada principale che conduce alla ancora più panoramica e suggestiva località di Naghi Baghi (estesa cresta pianeggiante a 750 m s.l.m.). tralasciando tutte le deviazioni laterali si scende per circa 3 km fino a raggiungere il borgo della vallata omonima. Man mano che si scende attraverso i numerosi tornanti, appaiono sempre più nitidi i dettagli del l’abitato di Fiumedinisi che appare compatto nell’insieme, su un esteso terrazzo fluviale degradante verso la fiumara, dominato dalle chiese principali e con le case addossate le une alle altre come un grande alveare con i caratteristici stretti e tortuosi vicoli. Il paesaggio di questo tratto è caratterizzato da campagne coltivate a uliveto e vigneto, con la presenza di numerose abitazioni, casolari sparsi o formanti agglomerati ormai abbandonati, nelle contrade Ancona e Ruchisi. In continua discesa si raggiunge il Vallone D’Armi e ci si immette nell’abitato come nel precedente itinerario.
Scheda tecnica:
Località di partenza: Duomo di S. Agata (Alì)
Località di arrivo: Chiesa Madre SS. Annunziata (Fiumedinisi)
Difficoltà: EE
Lunghezza del percorso: 9,5 km
Quota più Bassa: 196 m
Quota più Alta: 623 m
Tempo di percorrenza: 4-5 ore
Seconda tappa (percorso impegnativo lungo):
La prima parte del presente itinerario coincide con la seconda tappa, percorso meno impegnativo. Prima di scendere verso la Contrada Tripi, dove inizia la strada asfaltata, si imbocca una sterrata in salita sulla destra che si dirige verso la Contrada Cardona e Monte Piadaci. Si cammina in un territorio dal paesaggio suggestivo con massi erratici di roccia calcarea cristallina, staccatisi da un grande costone roccioso alla cui base è presente un vasto ingrottamento che lo caratterizza per tutta la sua estensione. Dal basso, questa estesa cavità, è raggiungibile attraverso un sentiero che attraversa una proprietà recintata. Ritroveremo l’ingrottamento più avanti e lo visiteremo dalla parte superiore. Il percorso effettua una curva a sinistra e una curva quasi a gomito verso destra, tralasciando una stradina che porta ad abitazioni e giardini coltivati in proprietà privata. Si può ammirare a questo punto la grande vallata del Torrente Fiumedinisi con vigneti e casolari, superato un bel mandorleto si incontra una roverella secolare, mentre macchie di ficodindia fanno incorniciano qua e la il paesaggio. Siamo nella Contrada Cardonia, sotto Monte Piadaci (555 m s.l.m.). sotto la strada si può ammirare il borgo fantasma delle Case Cardona circondate da roverelle secolari e campi coltivati a uliveto e vigneto. Adesso la strada è pianeggiante e si incontra sulla destra un bel pianoro infossato, dalla forma circolare, somigliante alle doline in territorio calcareo. Rigogliosi vigneti e abitazioni sono presenti nella fossa. Si imbocca una stradina sulla destra che si dirige verso una piccola gola dove ha inizio il costone roccioso di cui si è già fatto cenno. Qui è possibile effettuare la visita agli ingrottamenti alla base della balza calcarea dove si può ammirare la varietà della vegetazione abbarbicata alla roccia e le tracce di antichi insediamenti umani come si constata dalla presenza di muri con pietre a secco o cementate con calce. Questi, perfettamente incastonati e integrati con le pareti rocciose circostanti, danno origine ad abitazioni rupestri e semirupestri, formanti delle camere in caverne attigue, in posizione ben nascosta. Si intuisce che il sito possa essere stato abitato fin da epoche remote e, in quelle più recenti, utilizzato come ricovero di pastori e rifugio in epoche belliche. Si torna indietro verso la dolina e si riprende il cammino prima in piano e poi in salita. Superando diverse curve e tornanti, sulla strada che procede un po’ a zigzag per circa 1 km, si raggiunge il vasto pianoro delle Case S. Nicola (575 m s.l.m.). Percorso il tratto lineare per circa 500 m, superate le case e i ripetitori, si tralascia la trazzera che va verso destra e si procede sotto costa nel versante ormai nisano. Da questo punto si continua come nell’itinerario precedente.
Scheda tecnica:
Località di partenza: Duomo di S. Agata (Alì)
Località di arrivo: Chiesa Madre SS. Annunziata (Fiumedinisi)
Difficoltà: EE
Lunghezza del percorso: 16,3 km
Quota più Bassa: 196 m
Quota più Alta: 576 m
Tempo di percorrenza: 6-7 ore
Terza tappa:
Dalla Piazza Matrice di Fiumedinisi si scende verso la Chiesa S. Pietro attraverso la via Umberto I, pavimentata, percorsa dai fedeli in ginocchio durante i riti devozionali legati alla festa dell’Annunziata. Aggirato l’abside della chiesa S. Pietro, salendo verso destra, Salita S. Pietro, Vico S. Pietro e Vico Roma, si raggiunge Via Convento che costeggia un quartiere panoramico del Borgo, con una piazzola munita di sedili. Si prosegue verso destra sulla Salita S. Francesco che si innesta sulla SP 27. Svoltando verso destra sulla SP 27 si superano delle case antiche recentemente ristrutturate, fino alla Chiesa del Carmine, dove è presente una fontana prima di imboccare la scalinata, verso sinistra, che si immette sulla strada agricola asfaltata che collega Fiumedinisi con il Castello Belvedere, e numerose altre contrade. Si prosegue verso sinistra lungo la strada che offre numerosi scorci panoramici sul borgo medievale e sull’intera vallata. Si tralasciano le deviazioni secondarie seguendo sempre la strada asfaltata. Al quadrivio con la segnaletica Castello Belvedere, si procede dritti lasciando le deviazioni a destra e a sinistra. Dopo circa 300 m si incontra un affaccio panoramico e si prosegue tra roverelle, coltivazioni d’ulivi e alberi da frutto. Procedendo per altri 400 m circa, si incontra una stradina sulla sinistra che rappresenta l’inizio del sentiero delle miniere S. Carlo, ormai abbandonate e non in sicurezza. Ricordiamo che le miniere di Fiumedinisi un tempo erano molto sfruttate per l’estrazione di Oro, Argento, Ferro e Rame, utilizzati anche per coniare monete (A tal proposito si rimanda agli approfondimenti dei capitoli precedenti). Lasciando sulla sinistra la deviazione verso le miniere si prosegue lungo la strada asfaltata per giungere alla Fonte Acqua Rossa, dove è presente anche l’abbeveratoio. Da questo punto è possibile deviare verso destra per raggiungere il Piano Chiusa, il Castellaccio e il Monte Belvedere dove sorge l’omonimo castello arabo-normanno-svevo. Il paesaggio è dominato da massi sparsi e scarpate costituite da roccia calcarea metamorfica. Tale tipologia rocciosa offre la possibilità agli agenti atmosferici di creare una morfologia di tipo carsico con grandi spaccature che si spingono nella profondità del monte, pareti a strapiombo, terreno superficiale roccioso frastagliato scolpito dalle acque meteoriche. Lasciata sdulla destra la sterrata che si inerpica verso il monte si prosegue incontrando delle case rurali con affaccio panoramico sul tratto della foce del Torrente Fiumedinisi e la piana alluvionale costiera da esso formata, dove sorgono i comuni di Nizza di Sicilia e Alì Terme. In piano si continua fino al piccolo villaggio di Buticari, caratterizzato dalla presenza di una casa colonica dal colore rossiccio, da cui il nome “Palazzo Rosso”, una volta luogo ridente di villeggiatura nonché di produzione vinicola. In corrispondenza di tale abitazione si mantiene la sinistra in discesa. Superati un paio di tornanti si procede per poco più di 200 m fino ad intercettare l’ingresso superiore del Parco Suburbano Rocca di Buticari, nel territorio comunale di Nizza di Sicilia. punto di riferimento è la presenza di un traliccio. Una volta entrati nell’area del parco si intercetta la stradina lastricata in cemento e pietra opera degli interventi legati alla creazione del parco stesso e la si segue fino al gazebo in punto panoramico. Qui è possibile sostare e ammirare opere d’arte contemporanea e la natura del parco. Proseguendo sul lastricato si scende fino al pianoro attrezzato come area sosta e giochi per i bimbi. Si imbocca il sentiero in terra battuta che conduce alla torretta in legno di avvistamento degli uccelli che, in gran numero, nidificano negli anfratti della Rocca di Pancaldo per raggiunge l’antica Torretta di avvistamento, in punto molto panoramico con accanto l’opera di Land Arte “Sentinelle” dell’artista Alfio Bonanno. Si scende dall’area sommitale della collina per immettersi sulla strada verso sinistra che rappresenta la via carrabile di accesso al parco. Proseguendo verso mare si lascia sulla sinistra l’area del Tiro a Volo Olimpionico Internazionale e, in discesa ripida su cresta panoramica si raggiungono le prime abitazioni residenziali nei pressi di Via Cimitero e Contrada Olivarella. Continuando a scendere si raggiunge la SS114 e si prosegue verso sinistra incontrando la Piazza Colonnello Interdonato, il Palazzo Municipale e la Chiesetta di S. Francesco di Paola. Dopo circa 100 m si prosegue dritti su Via Garibaldi fino al Castello D’Alcontres e l’annessa Chiesa S. Giovanni dove si conclude la terza tappa.
Scheda tecnica:
Località di partenza: Chiesa Madre SS. Annunziata (Fiumedinisi)
Località di arrivo: Castello D’Alcontres (Nizza di Sicilia)
Difficoltà: E
Lunghezza del percorso: 9,2 km
Quota più Bassa: 14 m
Quota più Alta: 445 m
Tempo di percorrenza: 3-4 ore